scintillae summer camp

ideazione, progettazione,
realizzazione dal singolo al gruppo

Quando: 8-12 Luglio 2019

Partecipanti: Giulia (8 anni), Seryka (8 anni), Marlene (9 anni),  Anna (9 anni),  Mattia (10 anni), Ludovico (11 anni)

Questa documentazione è incentrata sulla tematica della progettualità individuale,

nel piccolo gruppo e nel grande gruppo.

questa terminologia è strettamente associata alla modalità di lavoro tipica dell’approccio reggiano all’educazione: per approfondire si veda “I cento linguaggi dei bambini – L’approccio di Reggio Emilia all’educazione dell’infanzia”, a cura di Carolyn Edwards, Lella Gandini. George Forman (2017) Edizioni Junior – Gruppo Spaggiari, Parma

È stato interessante osservare la fluidità con cui le bambine e i bambini hanno agito insieme o da soli all’interno di un progetto costruito insieme all’inizio del percorso, che si è basato su un fitto sistema di scambi, ascolti, alleanze, compromessi, grazie alla continuità del tempo speso presso lo spazio scintillae.

I bambini hanno dapprima iniziato una riflessione sulla progettazione individuale, sviluppando una propria metodologia attraverso la creazione di un personaggio e la costruzione di un burattino a mano, per poi passare a momenti collettivi di ideazione di storie e contesti, accordandosi sulle modalità per realizzarli. La storia è stata pensata per facilitare l’approccio ai bambini e agli adulti che li useranno in futuro, visto che rimarranno a scintillae.

A scintillae erano già presenti altri burattini, con forme di animali sia reali che fantastici: le suggestioni e le storie che si potevano costruire con questi hanno stimolato e suggerito nuove idee per realizzare altri personaggi.

Il gruppo di bambini ha applicato metodologie proprie dei processi creativi relativi al mondo del design e del Reggio Approach: partendo da un brainstorming collettivo per sviluppare la narrazione, hanno individuato le azioni necessarie per realizzare ciò che avevano deciso e si sono suddivisi le cose da fare. Ognuno, durante la fase di realizzazione, rendeva partecipi gli altri del proprio avanzamento; in questo modo sono riusciti a creare un progetto condiviso e collettivo.

Marlene (9 a.), Seryka (8 a.) e Giulia (8 a.) sono partite da un disegno cartaceo del loro personaggio, per tracciarne la fisionomia di base. Questa scelta è stata dettata dalla necessità di trovare un linguaggio comune che rendesse chiara a tutti l’intenzionalità progettuale delle tre bambine.

Si erano ispirate al mondo animale “reale”: la definizione degli elementi caratterizzanti dei singoli animali riprende il processo creativo alla base della pratica della progettazione, dove nella fase iniziale è fondamentale tenere traccia di tutti gli elementi che andranno a comporre l’opera nel suo complesso.

“Volpe”, Marlene / “Gatto”, Seryka / “Coniglio”, Giulia

Invece Anna (9 a.), Ludovico (11 a.) e Mattia (10 a.), hanno iniziato la progettazione dall’osservazione dei due burattini a mano esistenti, per capirne il funzionamento, le forme e crearne uno nuovo.

Anna ha utilizzato come modello il burattino a forma di lupo, perché ha pensato che la misura dovesse essere adatta per più persone possibili.

In questo caso il linguaggio grafico è stato utilizzato per delineare la forma del burattino, forma che poi avrebbe costituito la base su cui applicare altri materiali e costruire con essi l’identità del personaggio – nel suo caso, un unicorno scintillante.

La metodologia progettuale seguita da Anna si è sviluppata attorno alla pratica del modello dal vero, per poi declinarla secondo le sue idee e il suo progetto personale.

L’assenza della traccia grafica non è stata di impedimento nella realizzazione del burattino di Anna: è riuscita infatti a proseguire il suo percorso progettuale in autonomia, mantenendo una linea chiara e decisa sull’identità del personaggio che stava costruendo.

I diversi personaggi sono frutto di un percorso progettuale individuale, che ha permesso alle bambine e ai bambini di individuare e, successivamente, mettere in atto un personale approccio al progetto collettivo di ideazione e realizzazione di burattini per le mani.

Completati i burattini, le bambine e i bambini hanno pensato, tutti insieme, ad una presentazione dei personaggi, per favorire la conoscenza collettiva delle loro identità.

Hanno utilizzato arredi dello spazio e stoffe per creare un “palco” dove far agire i personaggi. Inoltre, con altri materiali presenti nello spazio, hanno deciso di creare sequenze di luce diverse per personalizzare la presentazione di ogni burattino.

In questa fase la progettazione è stata collettiva, condotta attraverso una suddivisone dei ruoli: Giulia, Ludovico e Mattia si sono occupati dell’ allestimento dello spazio, mentre Anna e Marlene, con il supporto di Mattia, hanno progettato le sequenze di luci per ogni personaggio in accordo con il singolo bambino.

Dopo la presentazione, la progettazione collettiva è continuata: il gruppo ha infatti deciso di costruire insieme una storia, frutto di uno scambio collettivo di idee e pensieri, dove ognuno ha potuto suggerire uno svolgimento e una direzione narrativa, con protagonisti i personaggi appena creati e i rispettivi mondi di provenienza. 

Dal bisogno di tenere traccia della ricchezza di idee e pensieri emersa è nata la proposta di scrivere la storia per realizzarne un “trailer”, un incipit narrativo da donare a scintillae e ai suoi fruitori futuri insieme ai burattini, per poter lasciare a chi verrà in futuro la possibilità di…

“…ultimare la storia”

 

Ludovico, 11 a.

La realizzazione del trailer è stata resa possibile da un’intensa progettazione collettiva, sulla scia di quanto era avvenuto per la presentazione dei burattini descritta sopra.

I bambini, individualmente, suddivisi spontaneamente in coppie e in piccoli gruppi hanno iniziato a pensare e realizzare le ambientazioni e alcuni personaggi secondari della narrazione.

Anna (9 a.), appassionatasi alla programmazione di luci dal momento della presentazione, ha deciso di occuparsi dell’illuminotecnica durante le scene del trailer. Nello spazio che i bambini hanno scelto come ambientazione per una grotta, ha posizionato alcuni materiali trasparenti e riflettenti, per creare giochi luminosi ed effetti particolari.

Nella programmazione delle luci di scena*, Anna ha cercato il confronto con gli altri bambini, condividendo le sue idee sulle combinazioni di colori e sul tempo di accensione: questi confronti, rapidi e frequenti, hanno reso collettivi anche i momenti più individuali, creando un circolo virtuoso di scambio e arricchimento reciproco. 

* Anna stava usando un prototipo chiamato Light Play, un prodotto non in commercio, che utilizza blocchi drag and drop simili a quelli di Scratch per programmare le sequenze di luci

Ludovico (11 a.) si è occupato della “regia” del trailer: ha realizzato le riprese dei mondi dei personaggi, con il supporto anche in questo caso del gruppo. Dopo ogni ripresa, insieme a Mattia e al creatore del personaggio di turno, osservava la ripresa realizzata e, se c’erano dettagli da cambiare, la riprendeva nuovamente.

Il gruppo diventa un luogo di confronto e scambio, in cui l’agire del singolo è materiale da costruire e de-costruire, ogni volta aggiungendo dettagli e nuove idee per migliorarlo e arricchirlo.

Giulia (8 a.) e Seryka (8 a.) si sono occupate dell’ allestimento dello spazio interno alla grotta: una collaborazione particolare in quanto Seryka, una bambina giapponese, non parlava né italiano né inglese.

Durante l’allestimento, hanno stabilito insieme, attraverso i gesti e sguardi, quali materiali inserire e come disporli.

Si è creata un’intesa preziosa, che ha dato vita a un ambiente ricco di suggestioni. La progettazione diventa un mezzo per comunicare con l’altro, usando linguaggi che non si limitano a quello verbale.

Dopo le riprese, Ludovico ha lavorato in modo più individuale, progettando il montaggio completo delle riprese svolte in precedenza. Si è occupato in particolare della creazione di sequenze con i mondi dei vari personaggi, e ha calcolato il tempo che intercorreva da un mondo all’altro, per far iniziare le riprese in modo ordinato e logico.

Il passaggio dalla dimensione di gruppo a quella individuale e viceversa è avvenuto sempre in modo molto fluido: la consapevolezza di essere tutti in un certo modo collegati dal lavoro su un progetto comune ha contribuito a mantenere alte la concentrazione e l’attenzione, sia verso il lavoro individuale che verso la creazione collettiva.

Mattia (10 a.) e Marlene (9 a.) si sono ritrovati a lavorare in coppia, complice l’interesse comune per l’utilizzo del computer come strumento di progettazione e il desiderio di creare altri personaggi utilizzando il linguaggio grafico.

La metodologia progettuale che hanno stabilito insieme è iniziata dal disegno realizzato nei giorni precedenti da Ludovico, che rappresentava il suo drago. Entrambi, utilizzando un supporto digitale, hanno rielaborato il disegno del drago con diversi colori, a seconda del ruolo che doveva interpretare nella storia. Ancora, con l’utilizzo del computer e del tablet, hanno realizzato insieme alcuni scenari digitali necessari durante le riprese.

Hanno condiviso la medesima strategia progettuale: sono partiti dal disegno cartaceo di un altro bambino, che era diventato parte anch’esso di questa fase di progettazione, e il supporto di tecnologie digitali ha permesso di amplificare la collaborazione, aumentando le possibilità e i risultati.

La messa in scena della storia è stato il momento in cui ogni personaggio, con i rispettivi mondi e storie, si sono fusi in un grande unicum collettivo: ogni parte del progetto a cui hanno lavorato individualmente ha trovato un incastro perfetto nella realizzazione del trailer.

L’aspetto individuale è stato quindi un passo necessario per approfondire una ricerca personale sulla forma e sui materiali, per contribuire alla funzionalità del progetto collettivo, per mettere in pratica i propri saperi pregressi e combinarli in un secondo momento con quelli degli altri.

Lo scambio derivato dal passaggio continuo e fluido tra progettazione individuale e collettiva ha portato alla realizzazione di un progetto completo, ricco, complesso: una storia narrata con video, burattini, materiali non strutturati, LEGO, luci, ombre.

Una storia donata a scintillae da questi bambini, che altri in futuro potranno scoprire e arricchire con altre idee e suggestioni.

La progettazione collettiva open-ended non ha trovato una sola ed unica conclusione nei cinque giorni del scintillae summer camp, ma può proseguire e cambiare forma, a seconda delle idee e dei pensieri di chi arriverà.